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Annalisa Fioretti, dal Nepal con la sua storia di speranza


Annalisa Fioretti NepalIl 18 giugno alle 21 a Villa Camperio di Villasanta.

8000 non è un’altezza qualsiasi per chi ama la montagna. E Annalisa Fioretti, 38 anni, medico-chirurgo di Carugate, l’ha raggiunta e superata nel 2013, quando ha partecipato come capo spedizione alla scalata del Kangchenjunga, la terza montagna del mondo. Nel 2006 era stata ingaggiata come medico d’alta quota in una spedizione che mirava alla scalata del Cho-Oyu (8201m). Poi si è presa una pausa, una bellissima pausa. Anzi due: nel 2007 è nato Gioele, un anno e mezzo dopo è arrivata Lara. Insieme al marito, Luca, sono i suoi più grandi sostenitori.

Al fascino dell’Himalaya non riesce a resistere. Tra un pannolino da cambiare e un paziente da accudire ricomincia ad allenarsi. Nel  2011 punta sul Gasherbrum II (8035m). Partecipa a 2 soccorsi a 6000m: tira fuori tutta la pneumologa che c’è in lei riuscendo a portare a casa sani un portatore pakistano colpito da edema polmonare e un inglese caduto in un crepaccio. L’anno seguente viene invitata a partecipare alla scalata del K2. Il suo capo spedizione e amico Gerfried Goshl muore nel tentativo al Gasherbrum I: su richiesta della moglie, Annalisa e tre amici vanno a cercare il corpo sul GI (8068m). Sono costretti a fermarsi per una valanga, ma la Fioretti trova il modo di rendere quell’esperienza commovente. Visita una bimba  scoprendole una severa cardiopatia.

Giunta in Italia raccoglie la cifra necessaria per permessi,  trasferimento della piccola  e pagare l’intervento di cardiochirurgia in un ospedale del Milanese. La bambina tutt’ora vive nel suo villaggio e frequenta la scuola. Nel 2013 Annalisa arriva a 8450m, record italiano femminile di quota sul Kangchenjunga, e – tanto per cambiare – effettua soccorsi di persone in difficoltà portandole in salvo fino al campo base.

Altro anno, altra spedizione. Partecipa al tentativo di scalata del Lhotse (8516m). Un seracco di dimensioni enormi uccide 25 persone contemporaneamente creando una situazione di stallo: la spedizione viene dichiarata sospesa. E così si arriva al 2015, l’anno più tragico nella storia del Nepal. Alle 11.45 di quel tremendo 25 aprile Annalisa  è al campo base dell’Everest-Lhotse.

“Mi sono affacciata e dalla tenda ho visto la valanga che ci stava arrivando addosso a una velocità supersonica. Ho urlato ai miei compagni di rientrare, mi sono coperta la bocca per non inghiottire neve e ho fatto in modo che all’interno si creasse una bolla d’aria, per respirare qualora fossimo stati sepolti e quindi avere la possibilità di uscire”.  Salva per miracolo, Annalisa organizza assieme a un collega un punto di triage nel campo medico statunitense, dove cura e gestisce la maxi emergenza per ore prima del buio della notte. 

“Non ho pensato a quello che mi sarebbe potuto succedere ma semplicemente ad aiutare il maggior numero possibile di persone. Lo scenario era apocalittico. Tantissimi morti e  tantissimi feriti, che soffrivano per le mutilazioni e che in molti casi non ce l’avrebbero fatta: immagini che ancora oggi mi tormentano e che porterò con me per tutta la vita”.

Rientrata a Kathmandu, mentre i compagni vengono rimpatriati, Annalisa decide di fermarsi ad aiutare. Dall’Italia arrivano due amici della Roby Piantoni Onlus, con cui sta collaborando a un progetto dal nome Street Doctor, con i farmaci ordinati. Con un medico nepalese, che fa da traduttore, visita oltre mille persone spostandosi nei villaggi, dove riuscire a dormire tra ragni e topi è un’impresa: neonati, bambini, donne, uomini, anziani, feriti o solo ammalati. E poi contribuisce  alla distribuzione di materiali mettendosi in spalla sacchi da 30 chili di riso. “In autunno tornerò per aiutare ancora”, conclude la Fioretti, che sta partecipando a una serie di serate per raccontare la sua emozionante vicenda e, soprattutto, raccogliere fondi a favore delle popolazioni del Nepal. Il 16 giugno ne ha parlato nella sua Carugate, giovedì 18 alle ore 21 a Villasanta presso la Sala Congressi di Villa Camperio in via Confalonieri 55. In autunno tornerà in Nepal. Giovedì sera, attraverso immagini e video, parlerà della sua esperienza e raccoglierà fondi per la ricostruzione.

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