E’ tempo di EICMA (Esposizione Internazionale Ciclo e Motociclo), che aprirà i battenti a Rho Fiera Milano martedì 8 novembre, con la prima giornata riservata alla stampa e poi al pubblico da giovedì 10 a domenica 13), ed anche in Brianza si torna a parlare, con rinnovato vigore, di moto. Anche noi lo facciamo, occupandoci di un particolarissimo costruttore monzese e delle sue originali ‘creature’ a due ruote.
Quando design e pura passione, tradizione e nuove tecnologie si uniscono, spesso ne esce un mix affascinante. E’ il caso della Moto Bylot, una curiosa due ruote, Made in Brianza, nata dalla grande passione per le motociclette storiche e per la meccanica del monzese Enrico Farina. Moto Bylot è presente ad EICMA al padiglione 14 stand B 45 (area Cobra PZ 5).
Diciamo subito che già la scelta del nome delle artigianali moto brianzole è quanto meno una simpatica provocazione. Bylot, infatti, deriva da un termine tipico del dialetto monzese, che significa ‘sciocco’, ‘stupidotto’, ‘sprovveduto’, ‘fessacchiotto’ e pare risalga addirittura ai tempi del francese Billott, comandante la piazza di Monza durante la dominazione napoleonica, che amava emanare spesso proclami ritenuti, quanto meno, campati per aria, da qui una serie di appellativi tutti monzesi.
Ma per Enrico Farina, legato a doppio filo alla sua città, la parola ‘bilott’ ha un significato molto più particolare, avendola incassata personalmente, di primo acchito, dagli stessi amici a cui aveva presentato il progetto, in un periodo di grande crisi per il settore. Ma il colorito appellativo, tipico della gente nata attorno all’Arengario, non può non ricordargli anche il padre, con i suoi racconti da combattente nella guerra d’Africa, quando i monzesi, impegnati al fronte, per riconoscersi fra di loro, usavano scrivere sui vetri insabbiati dei fuoristrada proprio questo ormai classico termine.
Classe 1957, nato nel quartiere di San Gerardo, in una casa sulla riva del Lambro, tra il ponte ed il mulino Colombo, l’eclettico ragazzo, già durante gli studi, grazie al padre vespista pilota di gare audax, si avvicina al mondo dei motori. Prima al motocross, acquistando un Aspes Navaho 50 cc., poi, alla regolarità, grazie alle forti pressioni del campione delle Fiamme Oro, Secondo Mercatelli e dell’amico Franco Acerbis. Anni di gare e di fango, che trascinano il giovane Enrico anche nell’ attività giornalistica, con un trentennio di lavoro e di successi nella prestigiosa Casa Editrice Rusconi, per le riviste motoristiche Tuttomoto, Gente Motori, Autoclassic ed altre.
A 50 anni, quando la vita da giornalista dei motori non basta più ed il mondo delle moto d’ epoca e da regolarità non ha più nulla da offrire di nuovo, ecco nascere l’idea di costruire una motocicletta, frutto dell’irrefrenabile passione. Nel 2012 esce, così, il primo prototipo, presentato, poi, ad EICMA, nell’area della Factory Italia.
Il progetto si affina in ogni particolare: telaio, motore giapponese Daytona, serbatoio in alluminio cassetta, filtro in alluminio, tutti particolari unici e raffinati, borsa porta attrezzi in cuoio ed in alluminio sotto il serbatoio, orologio riserva di carica incastonato nel serbatoio, gonfleur anni Sessanta, il mitico silenziatore ‘a manettino’ , tanto usato sulle ‘racing’ degli Anni Cinquanta. Il tutto colorato di verde classico England, con i filetti fatti a mano e rifiniture maniacali. Dopo il primo prototipo delle Daytona Six Days 175, ecco una sapiente revisione del modello ed una ampliamento della gamma, arricchita dall’80 cc. Regolarità competizione 6v e dalla versione Fangone Cross, quest’ultima in collaborazione con la Raymer’s Ink e dotata di una monoscocca in alluminio. Bellissima la 80 cc. a due tempi, ispirata alla mitica categoria delle Valli Bergamasche ed, infine, ciliegina sulla classica torta, la versione cross, tutta alluminio, stretta con un bel ‘codone’ , stile Anni Settanta.
Questa è la filosofia della Bylot, raffinata retrò, ma, soprattutto, performante, pronta per affrontare i pratoni sconnessi e le mulattiere viscide, capace di prestazioni da vera regolarità, adatta, particolarmente, alle ‘sgasate’ di domenica mattina, anche d’inverno con la nebbia e l’aria pungente.
Il tutto, però, con stile, a partire dall’abbigliamento, tecnico, monocromatico nero, verdone scuro o bordeaux, senza scritte o colori sgargianti, all’insegna dell’eleganza, per valorizzare al meglio una classica due ruote, con prestazioni di livello, quasi da moto moderna.
Di costruzione più recente è, poi, il prototipo Moto Bylot E-formidable, enduro elettrico dal design tipicamente vintage, motore brushless a 2 marce, senza frizione, con batteria ai polimeri di litio da 5,2 kWh. messa centralmente, nella posizione tipica del cilindro e del filtro dell’aria, con spazio nel finto serbatoio per una batteria supplementare da 1,2 kWh, che permette di arrivare ad un’autonomia tra i 130 ed i 180 km, a seconda dei tipi di utilizzo. Dalle 2 alle 3 ore, il tempo necessario per ricaricare entrambe le batterie e 34 CV la potenza dichiarata, per una velocità massima di 130 km/h.
La Bylot E-Formidable offre anche una ricca serie di accessori extra, né troppo classici, né troppo moderni, quali il piccolo generatore eolico, con uscita USB, posizionato nella tabella porta-numero anteriore, l’orologio e l’astuccio porta-attrezzi sul serbatoio e, non di serie, il waterproof case, per tenere lo smartphone sul serbatoio e le manopole ‘attive’, con sistema Biometrico Comftech, per il monitoraggio costante dei parametri del pilota e degli assetti della moto, visibili in tempo reale sullo smartphone. Il prezzo, stando alle indiscrezioni, dovrebbe aggirarsi sui 12.000 euro.
Il concetto è sempre quello, di costruire moto d’epoca, utilizzando pezzi attualmente in produzione. Contenuti e stile retrò, ma materiali moderni, per consentirne sia l’omologazione che prestazioni al passo con i tempi. La produzione di serie dovrebbe partire con il raggiungimento delle prime 100 richieste.
Un anno fa a San Fruttuoso, alla presenza dell’ex pilota Tino Brambilla, è stato presentato il nuovo modello Bylot Scottish Trail, che s’ispira alla mitica gara scozzese, nata nel lontano 1909. Si tratta di un curioso sidecar, stile, neanche a dirlo, vintage, con una tanica di riserva per il carburante, una terza ruota da 19 pollici, il sellino del passeggero ricoperto con un tessuto tartan, il contenitore porta Whisky e porta mazza da golf, con tanto di spazio anche per le palline da gioco.
La storia di Enrico Farina e della sua Bylot è un omaggio alla terra brianzola ed agli uomini che hanno scritto importanti pagine per fantastiche aziende nella zona, dalla Bianchi a Desio alla Gilera ad Arcore, dalla Garelli a Monticello Brianza alla Fantic Motor a Barzago, per non parlare della mitica Guzzi, anche se di casa un po’ fuori dai classici confini briantei, ma sempre considerata, ugualmente, nostra grande realtà, a Mandello del Lario.
Enzo Mauri