Cerca una meta a poco più di un’oretta di strada dalla Brianza; trova una terra ricca di tesori naturali e bellezze artistiche; ricerca ghiotte specialità gastronomiche: eccoci in Val Tidone, nel Piacentino, zona che ha pure un grande potenziale enologico. Borghi antichi, castelli medievali e cascinali fanno da contraltare a dolci pendii allevati a vigneto, frutteto e boschi. Meta di grande fascino, ma ancora poco battuta dai turisti, la valle è attraversata dalla via Francigena, dalla via del Sale e da quella di San Colombano. Questa terra dalla bellezza inconsapevole, per buona parte sconosciuta, può offrire al visitatore amante del verde il piacere di scoprire nuovi percorsi e scorci naturalistici, passeggiate a piedi ed escursioni a cavallo.
Subito alcuni spunti per itinerari turistici: la Rocca d’Olgisio, incastonata nella roccia a presidio delle valli dei torrenti Tidone e Chiarone, è una delle più antiche e suggestive rocche piacentine (la fondazione è intorno all’anno Mille), cinta da ben sei ordini di mura. A Pianello si può ammirare anche la Rocca Dal Verme e nei dintorni si ergono i Castelli di Castelnovo, Sarmato, Agazzano e Corano.
Arrivare in Val Tidone è semplice: basta percorrere la statale 412 o le autostrade A1 e A21. Ci troviamo nel giro di un centinaio di chilometri nel bel mezzo di una terra dall’anima antica, che ha conservato nei secoli la sua bellezza incontaminata e continua a parlare i linguaggi della natura, del mondo contadino, dell’autenticità dei suoi vini e dei suoi piatti tipici.
È la più occidentale tra le vallate del Piacentino – Val Nure, Val Trebbia e Val d’Arda – ed è posta all’estremo ovest dell’Emilia-Romagna, proprio al confine con la Lombardia. Deve il suo nome al torrente Tidone, un affluente di destra del Po, che nasce a oltre 1000 metri di quota sul versante settentrionale del monte Penice. Inutile dire che da queste parti si mangia e si beve bene. I vini si chiamano Gutturnio, Ortrugo e Malvasia, sempre di grande carattere e personalità.
La produzione vinicola affonda le radici in epoche antichissime. Già Plinio il Vecchio ebbe modo di citare la zona per la qualità del nettare di Bacco e lo stesso Gutturnio, rosso simbolo dei Colli Piacentini, prenderebbe il nome dal latino gutturnium, un boccale d’argento ritrovato in seguito ad alcuni scavi archeologici.
Il Gutturnio è il portabandiera dei vini rossi piacentini, nonché il primo a fregiarsi della Doc. Questo storico uvaggio di Barbera e Croatina (localmente detta Bonarda), già apprezzato in epoca romana, è prodotto sia frizzante che in versione ferma (Superiore e Riserva).
L’Ortrugo è un’antica varietà autoctona a bacca bianca dal Dna unico. Fino agli anni Settanta veniva considerata solo un’uva da taglio, mentre oggi occupa un posto d’onore nella produzione dei vini piacentini di pregio ed è il bianco più diffuso della zona.
Le ricerche e gli studi clonali hanno portato a importanti risultati qualitativi anche sul fronte della Malvasia di Candia aromatica, un altro vitigno storico che in questa valle trova la sua terra di elezione. In occasione di Expo 2015, a Milano è stato ristrutturato e aperto al pubblico l’antico complesso della Casa degli Atellani in corso Magenta. Alcune fonti attestano che la proprietà fu donata a Leonardo da Vinci da Ludovico il Moro nel 1499 come ricompensa per l’affresco dell’Ultima Cena. Nel giardino l’artista toscano piantò un vigneto per la produzione di uve da vino che, grazie agli studi dell’Università Statale di Milano, oggi è stato riportato al suo antico splendore. La Vigna di Leonardo altro non è che un vigneto di Malvasia di Candia aromatica, già molto apprezzata dal genio del Rinascimento.
Oggi stanno emergendo nuove realtà che spingono verso la valorizzazione del territorio, la rivalutazione dell’offerta vinicola, la crescita qualitativa attraverso la sperimentazione, fatta con intelligenza, applicazione, metodo e soprattutto infinita passione. Il merito va anche a un gruppo di giovani imprenditori che hanno deciso di investire in questa zona con grande energia e profonda passione.
Se andate da quelle parti – noi ve lo consigliamo caldamente – potete recarvi dall’effervescente e dinamico Enrico Sgorbati di Torre Fornello a Fornello di Ziano Piacentino, dall’ appassionata e piacevole Gaia Bucciarelli di Santa Giustina ad Arcello di Pianello Val Tidone e dall’affiatata e accogliente coppia formata da Silvia Mandini e Marco Profumo da Mossi ad Albareto di Ziano Piacentino. Le loro storie sono molto diverse, così come i vini che propongono, ma tutti sono accomunati da una visione aperta e imprenditoriale.
Da molti anni i vini Torre Fornello ricevono riconoscimenti sia dalla critica italiana sia da quella internazionale, vincendo numerosi concorsi e aggiudicandosi voti lusinghieri dalle più importanti guide enologiche (dall’International Wine Challenge a Mundus Vini, da Decanter a Vinitaly, da Wine Spectator alla Guida Vini Buoni d’Italia, dal Gambero Rosso alla Guida Vini dell’Espresso, per citare solo le pubblicazioni maggiori). Tra i grandi prodotti della cantina spicca Una è un bianco fermo certificato biologico da una rigorosa selezione di uve Malvasia di Candia aromatica. La rivista Wine Spectator ha inserito Una tra i 90 migliori vini al mondo: unico vino bianco del Piacentino a fregiarsi di questo titolo.
Enrico Sgorbati ha inoltre trasformato la sua cantina in una sorta di grande atelier, dove ogni tre mesi vengono organizzate esposizioni temporanee. L’impegno di promozione artistica è racchiuso nel progetto Vigna delle Arti, un circuito di quattro apprezzate iniziative. Tra queste, la più importante è la mostra concorso internazionale Gioielli in Fermento, che ogni anno assegna il Premio Torre Fornello.
Santa Giustina ha scelto di lavorare i vitigni tipici locali, come l’Ortrugo, la Malvasia, la Barbera e la Croatina (localmente detta Bonarda), dando però spazio anche agli internazionali Sauvignon blanc, Pinot nero, Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah. I Cru di Santa Giustina sono vini che portano un nome di fantasia. Un blend d’autore è rappresentato da Villa Soldati, felice incontro tra Barbera e Croatina con l’aggiunta di altre uve “segrete” a bacca rossa. Si tratta di uno dei vini aziendali fuori dalla Doc e dall’Igt insieme a La Rosa d’Inverno, ottenuto da Cabernet Sauvignon e Merlot raccolti tardivamente per un rosso di notevole concentrazione, tannini setosi e raffinati. L’azienda, che offre ospitalità ed è in grado di organizzare cerimonie, ha deciso di misurarsi anche con l’arte della spumantizzazione. Sono nate così le bollicine 20.10, il primo Spumante Pas Dosé Metodo Charmat a base Ortrugo, e 19.37, un Rosé da Barbera e Croatina in versione Brut.
Le radici della Cantina Mossi di Ziano Piacentino affondano nel lontano 1558, anno del primo Estimo Rurale Farnese sul suolo comunale. L’ultimo erede della famiglia a condurre l’azienda, dopo 14 generazioni, è stato, fino a maggio 2014, Luigi Mossi, imprenditore lungimirante che ha avuto un ruolo chiave nella fondazione del Consorzio dei Colli Piacentini Doc ed è considerato l’“inventore” dell’Ortrugo in purezza. Raggiunte le 80 primavere, in mancanza di eredi intenzionati a portare avanti l’azienda, ha ceduto, con un passaggio graduale, a Marco Profumo e alla moglie Silvia Mandini. L’affiatata coppia punta soprattutto sull’Ortrugo, ancora poco conosciuto al di fuori del territorio, prodotto in purezza in tre diverse versioni: il vino fermo Baciamano, il frizzante da tutto pasto e la bollicina da Metodo Charmat Contro Tempo, Spumante Brut. Poi c’è la chicca aziendale della Malvasia Rosa, unica nel suo genere, una mutazione genetica naturale della Malvasia di Candia aromatica riconosciuta come vitigno autorizzato per la provincia di Piacenza. Senza dimenticare il Gutturnio, il rosso simbolo della zona a base di Barbera e Croatina.
Nel punto vendita Mossi, oltre ai vini, si possono acquistare anche numerosi prodotti gastronomici d’eccellenza: le mostarde, da quella di uva Malvasia e pesche, mela e zucca e cipolla; le confetture, quella extra di castagne, albicocca e rosa canina; delicate puree di pomodoro verde, zucca, mele, uva Malvasia e uva Bonarda. Ricca anche la disponibilità di miele: acacia, tiglio, millefiori e castagno. Sul fronte delle salse e dei condimenti troviamo la polpa di pomidoro, l’olio extravergine di oliva Ca’ del Morino, l’aceto balsamico di Modena, l’aceto bianco e rosso Mastro Fabio, l’aceto di mele e il condimento balsamico Frate Damiano 25 anni. Quest’ultimo viene prodotto direttamente da Mossi nella piccola torre della casa padronale, dove si trova un’acetaia con circa 50 botticelle, avviata più di 40 anni fa.
Per le buone forchette la Val Tidone è certamente il posto dove sbizzarrirsi in degustazioni d’alto livello. I ristoranti offrono le numerose specialità enogastronomiche della zona, a cominciare dagli ottimi insaccati: la provincia di Piacenza è infatti la regina dei salumi di qualità e vanta ben tre Dop (caso unico in Italia) riservate alla Coppa Piacentina Dop, alla Pancetta Piacentina Dop e al Salame Piacentino Dop.
Tra i piatti tradizionali ci sono i turteil cun la cuà (tortelli con la coda ripieni di ricotta e spinaci) e alcune pietanze della tradizione povera come i pisarei e fasò (gnocchetti fatti con pane raffermo e acqua conditi con sugo a base di pomodoro, fagioli e cotica di maiale), la burtleina (ovvero bortellina, una golosa alternativa al più noto gnocco fritto, realizzata con impasto a base di farina e acqua, cotto in olio bollente sino a croccantezza e servito con i salumi Dop), il batarò (un calzone di farina di mais farcito a piacimento, o semplicemente con olio e sale) e la chisöla (una focaccia ripiena di ciccioli).
I nostri consigli su dove pranzare
Nel cuore della campagna della Val Tidone, fra scorci di paesaggi si incastona il borgo di Grintorto di Agazzano e al suo interno OR Cucina d’Arte, una piccola bomboniera riportata all’antico splendore. Uno sguardo a destra per godere di uno scorcio della cucina ricavata in un grande salone con soffitti a vela sapientemente restaurati, ed uno a sinistra per immergersi nelle tre sale affrescate del ristorante e così entriamo nell’atmosfera di OR. La continua ricerca di un perfetto equilibrio fra tradizione e creatività, il rispetto del prodotto e della sua stagionalità, l’attenzione riservata alle cotture lente che ne salvaguardano valori nutritivi e profumi sono l’essenza di ogni piatto che esce dalla cucina di OR con gli abbinamenti con i vini di Santa Giustina. http://www.or-cucinadarte.com/
Il Ristorante Olympia (la Corte di Gioia catering) situato all’ingresso di una delle vallate più belle del nord Italia, la Val Trebbia, nei pressi di Rivergaro a poca distanza da Grazzano Visconti; un locale che ha saputo mantenere inalterate le doti di genuinità e qualità della cucina tipica piacentina coltivate in quarant’anni di esperienza. http://www.ristoranteolympia.it/
Il ristorante Locanda San Lupo a Ziano Piacentino, Località Albareto, Strada Comunale Lupo 101, in una tranquilla posizione in mezzo ai vigneti e alla natura, su uno tra i più bei pendii della Val Tidone. Si distingue per l’offerta di cibi naturali e di alta qualità, per particolari sapori della cucina mediterranea, che utilizza per quanto possibile prodotti a chilometro zero acquistati dai produttori locali per valorizzare il territorio. Sono invece banditi i prodotti conservati, precucinati o surgelati e qualsiasi sostanza non naturale per conservare o insaporire i cibi: il miglior sapore è sempre quello del prodotto fresco e naturale. Tutto viene cucinato al momento. Nel menù si trova anche il pesce, che può essere diverso di giorno in giorno. http://www.locandasanlupo.it/
La Palta a Bilegno, minuscola frazione di Borgonovo Val Tidone, con tanto di chef al femminile per un ristorante a 1 stella Michelin: è Isa Mazzocchi, la chef che si distingue nel panorama gastronomico italiano e diventa la protagonista di Cucine D’Italia su Gambero Rosso Channel. Docente esterna e relatrice in vari festival, nel 2011 arriva alla Stella Michelin e in The Best Femal Chefs Isa si classifica tra le migliori dieci chef donna del Nord Italia. Nel 2013 la Guida conferisce al suo ristorante una Stella e due Forchette, nello stesso anno anche l’Espresso si esprime con un alto punteggio e Veronelli assegna due Stelle. Isa crede fermamente nella dimensione familiare del ristorante e nel rapporto umano con il cliente. Per Isa creatività significa dar vita ai piatti, e per questo sa regalare alla sua cucina grazia e concretezza tipicamente femminili. http://www.lapalta.it/
I nostri consigli su dove dormire
Al B&B Cucutì in via Casa Pallaroni 10 a Vicobarone (Ziano Piacentino) c’è il privilegio di un’unica suite di charme ad uso esclusivo per sole due persone. Un ambiente raffinato e di stile. Le lenzuola ricamate a mano del corredo della nonna, le fiandre della sala da bagno un tempo vecchia cantina, il camino a legna, massaggi, colazione con marmellate e torte fatte in casa, aperitivo in giardino o cena nel luminoso giardino d’inverno per un servizio di accoglienza a 360 gradi. http://www.cucuti.it/
Podere Casale via Creta, Vicobarone (Ziano Piacentino). Nelle antiche scuderie del secolare fortilizi, oggi interamente ristrutturate e adibite ad alloggi, sono ubicate le confortevoli stanze dell’ agriturismo Podere Casale. Muri in sasso e soffitti in legno e cotto, una calda ed accogliente sala di degustazione, ricavata in un’ala dell’antico fortilizio, accoglie i visitatori per una squisita sosta a base di prodotti tipici della terra piacentina. Ad essa fa seguito la visita all’agriturismo, ai vigneti e agli impianti di produzione. Dalla cantina si gode una spettacolare vista panoramica delle torri e dei campanili della Val Tidone. http://www.poderecasale.com/
(a cura di Carlo Gaeta con la collaborazione fotografica di Mario Verpelli)