Il 29 luglio alle ore 16 appuntamento alla Villa Reale di Monza per conoscere vicende e retroscena dell’assassinio di Re Umberto I compiuto 115 anni fa.
Era una calda estate anche quella del 1900 quando il sovrano uscendo da un concorso ginnico organizzato dalla gloriosa Forti e Liberi venne mortalmente colpito da due colpi d’arma da fuoco esposi dalla mano di Gaetano Bresci, un giovane operaio, giunto a Monza dall’America proprio con il fermo proposito di attentare al Re.
Umberto, che era stato invitato alla serata di chiusura della manifestazione, arrivò in carrozza dalla vicina Villa Reale intorno alle 21.30. Seguì in palestra con attenzione gli esercizi ginnici in programma e poi il discorso del prof. Draghino, prima della premiazione degli atleti. Al termine del concorso, il Re risalì in carrozza per far ritorno a palazzo e mentre stava uscendo dal portone una folla di ginnasti e persone comuni gli si accalcò intorno applaudendolo e acclamandolo. Proprio in quel momento, riportano le cronache dell’epoca, si sentirono tre colpi di rivoltella, quasi consecutivi. I cavalli, impauriti, s’impennarono e ripartirono veloci. Non si seppe subito che il sovrano era stato compito a morte. La notizia arrivò dopo dalla reggia: Umberto era stato raggiunto da due proiettili: uno alla gola e il secondo al cuore. Un terzo colpò andò a vuoto. Si parlò anche di un quarto proiettile che non avrebbe raggiunto l’obiettivo per merito dell’intervento di un maresciallo dei carabinieri che avrebbe colpito con un pugno il braccio di Bresci. Ironia della sorte le ultime parole di Umberto di Savoia furono:” Era molto tempo che non assistevo in mezzo al mio popolo a una dimostrazione di simpatia così cordiale”. E meno male, ci vien da dire oggi. L’attentatore venne circondato dalla folla e preso a pugni e bastonate. Si indagò per un complotto e vennero arrestate alcune persone, tra cui i famigliari dell’anarchico. Di fatto però non è mai stato dimostrato che l’uomo agì insieme ad altri. Nel processo, celebrato a fine agosto di quell’anno, si fece riferimento ad un non meglio identificato Luigi. Bresci venne condannato all’ergastolo e venne trovato morto in carcere nel maggio del 1901. Ufficialmente la pratica venne chiusa come suicidio.
Al momento della morte del Re, il figlio Vittorio Emanuele, principe di Napoli, erede al trono, è a bordo del suo yacht, in crociera nel Mediterraneo con la moglie Elena. Il nuovo sovrano ha solo trent’anni: ne compirà 31 l’11 novembre. Mentre si aspetta il nuovo Re, la continuità del potere sovrano dove essere garantita. Per questo l’on.Saracco si reca a Monza per conferire con la Regina Margherita: se l’assenza di Vittorio Emanuele si fosse prolungata oltre le quarantotto ore, si provvederebbe, secondo i termini dello Statuto Albertino, con una reggenza. In attesa dell’arrivo di Vittorio Emanuele, Margherita fa riporre il cadavere del marito in una vasca colma di ghiaccio.
Il figlio arriverà alla stazione di Monza alle 18.30 del 1°agosto. Due giorni dopo all’Hotel Milano viene proclamato Re d’Italia. L’8 agosto, con una cerimonia semplice, il feretro lascia la camera ardente allestita nella Villa Reale per raggiungere Roma dove il giorno dopo si svolgeranno i funerali di Stato. Ai piedi del sovrano era stata posta la Corona Ferrea, prelevata dalla cappella di Teodolinda nel Duomo di Monza. La corona, un diadema in placche d’oro adornato da gemme con all’interno una sottile lamina di ferro che secondo la leggenda proviene da uno dei chiodi della crocifissione di Gesù, fin dai tempo del regno longobardo è simbolo del Re d’Italia.
Margherita, donna colta di grande intelligenza, permette anche una visita della duchessa Eugenia Litta Visconti, nata Bolognini, nota a tutti come l’amante del Re, tanto da essere definita dal pettegolezzo la “vice regina”. L’incontro tra Margherita ed Eugenia nelle stanze della Villa non deve essere stato del tutto “sereno”. Umberto infatti si era innamorato della “bella Bolognina” fin dal primo incontro a Milano nella seconda metà dell’Ottocento; poi per ragion di Stato aveva sposato Margherita. Eugenia risiedeva in una bella villa a Vedano al Lambro e lui per raggiungerla facilmente aveva fatto tracciare ed illuminare un vialetto nel parco di Monza, tra la reggia e la villa dell’amata, che frequentava con assiduità. La donna pare aspettasse da Umberto un bimbo, poi morto e seppellito nel parco di Villa Litta. La Regina Margherita, liquidata la duchessa, da subito disposizione di cancellare ogni traccia del vialetto.
Si annuncia così un pomeriggio di storia alla Reggia di Monza, che subito dopo l’assassinio di Umberto I fu abbandonata dai Savoia, candendo inesorabilmente in un obliò terminato solo di recente. La rievocazione prevede anche un passaggio alla Cappella Espiatoria per visitare la croce di pietra nata nel punto esatto del regicidio, lì dove la pietà popolare aveva piantato una piccola croce di legno.
La visita sarà allietata da una merenda presso le Cucine di Villa Reale dove sarà possibile assaggiare il Kaiserhäfel, dessert tratto dalla tradizione asburgica, e bere una cioccolata fredda alla moda settecentesca.
A coordinare l’evento Marina Rosa, architetto esperto in restauro conservativo, già Direttore della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Milano, oggi Presidente Centro documentazione Residenze Reali Lombarde- Lionello Costanza Fattori che organizza la visita.
Carlo Gaeta
Il costo di partecipazione è di 23€.
Prenotazione è obbligatoria telefonando all’ 199.15.11.40. info@villarealedimonza.it