Benessere e Salute

AIDS, nella Giornata Mondiale un monito: l’HIV è sempre attivo


In occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS (1° dicembre) a Mantova è in programma il XXX Convegno Nazionale ANLAIDS Onlus, l’associazione nazionale per la lotta contro l’AIDS, che si pone l’ambizioso obiettivo di contribuire ad arginare l’epidemia da virus HIV al 90% entro il 2020, facendo specifico riferimento alla campagna lanciata dall’ONU e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

AIDS HIVC’è una realtà che spesso rimane in secondo piano quando viene affrontato il delicato tema dell’AIDS, una sorta di scheletro che viene riposto nell’armadio della memoria, dopo gli anni Ottanta, nei quali il virus dell’immonodeficienza venne riconosciuto e numerosi casi, anche famosi, balzarono via via alla ribalta delle cronache, identificando l’HIV come “la peste del XX secolo”. Il ricordo ci riporta ai tanti Vip colpiti dal male, dall’attore Rock Hudson alla rockstar Freddie Mercury, dal tennista Arthur Ashe al giocatore di basket Magic Johnson, dal ballerino Rudolf Nureyev fino ad arrivare in tempi più recenti all’attore Charlie Sheen. Casi eclatanti perchè il male ha colpito personaggi famosi, sotto i riflettori dei media, ma spesso con il racconto di queste storie si è finito per distogliere l’attenzione dalla reale portata della pandemia, che siamo ancora ben lontani dal vincere, anche se grandi passi in avanti sono stati fatti dalla medicina in quest’ultimo trentennio.

Contrariamente a quanto talvolta si ritiene e viene proposto da parte dei mass media, il virus HIV è infatti ancora quantomai attivo e coinvolge un numero sempre altissimo di persone nel mondo. Recentemente il “Joint United Nations Programme on HIV/AIDS (UNAIDS)” dell’ONU ha lanciato una campagna per il prossimo futuro, denominata “90–90–90 – AN AMBITIOUS TREATMENT TARGET TOHELP END THE AIDS EPIDEMIC”. Il titolo è esplicativo del proposito dell’ONU/OMS: entro il 2020, il 90% delle persone affette da HIV dovrà essere a conoscenza del proprio stato di infezione; il 90% degli infetti dovrà essere in trattamento antiretrovirale, mentre il 90% di tutti i pazienti trattati dovrà raggiungere la soppressione virale.

Questi ambiziosi obiettivi sono finalizzati soprattutto all’emersione del sommerso, in quanto la possibilità di arginare l’epidemia da HIV certamente non può prescindere dalla presa di coscienza del proprio stato da parte del maggior numero possibile di pazienti infetti, oltre che dall’intraprendere una terapia altamente efficace. L’obiettivo che si sono proposti gli organizzatori del Convegno Nazionale ANLAIDS di quest’anno è, appunto, quello di proporre fortemente tali tematiche, non solo dal punto di vista sanitario ma, anche psicologico e sociale, con uno sguardo alla formazione e quindi alla prevenzione.

La sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da HIV, che riporta i dati relativi alle persone che risultano positive al test HIV per la prima volta, e stata istituita con Decreto Ministeriale nel 2008 e dal 2012 ha copertura nazionale. Nel 2015, sono state segnalate 3.444 nuove diagnosi di infezione da HIV (questo numero potrebbe aumentare a causa del ritardo di notifica) pari a un’incidenza di 5,7 nuovi casi di infezione da HIV ogni 100.000 residenti, che colloca l’Italia al 13° posto tra le nazioni dell’Unione Europea.

Le Regioni con la maggior incidenza di casi per abitanti sono state Lazio, Lombardia, Liguria e Emilia-Romagna. L’incidenza più elevata è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (15,4 nuovi casi ogni 100.000 residenti) e la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è risultata attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituivano l’85,5% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 44,9%; MSM 40,6%).

Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2015 sono maschi nel 77,4% dei casi. L’età mediana è di 39 anni per i maschi e 36 anni per le femmine. L’incidenza più alta è stata osservata nella fascia d’età 25-29 anni (15,4 nuovi casi ogni 100.000 residenti). Inoltre, il 28,8% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera. L’incidenza è di 4,3 nuovi casi di HIV per 100.000 italiani residenti e 18,9 nuovi casi di infezione da HIV per 100.000 stranieri residenti. Tra gli stranieri, la quota maggiore di casi era costituita da eterosessuali femmine (36,9%), mentre tra gli italiani da Msm (48,1%). Nel 2015 oltre la metà dei casi segnalati con una nuova diagnosi di Hiv era già in fase avanzata di malattia: il 54,5% è stato diagnosticato con un numero di linfociti CD4 inferiore a 350 cell/μL.

Nel 2015 il 32,4% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV ha eseguito il test per la presenza di sintomi che facevano sospettare un’infezione da HIV o l’Aids, il 27,6% in seguito a un comportamento a rischio non specificato e il 13,2% nel corso di accertamenti per un’altra patologia.

Sorveglianza dell’Aids in Italia: nel 2015 sono stati diagnosticati 789 nuovi casi di Aids pari a un’incidenza di 1,4 nuovi casi per 100.000 residenti. L’incidenza di Aids è in lieve costante diminuzione negli ultimi tre anni.

Nel 2015 poco meno di un quarto delle persone diagnosticate con Aids ha eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi. Il fattore principale che determina la probabilità di avere eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi è la consapevolezza della propria sieropositività: nell’ultimo decennio è aumentata la proporzione delle persone con nuova diagnosi di Aids che ignorava la propria sieropositività e ha scoperto di essere Hiv-positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di Aids, passando dal 53,8% del 2006 al 74,5% del 2015.

Nella tabella 1 dello studio dell’Istituto Superiore di Sanità, relativa al numero di nuove diagnosi di infezione da HIV, per Regione, emerge che la Lombardia, che ha iniziato a raccogliere annualmente i dati dal 2009, detiene il primato regionale delle segnalazioni con 6.446 casi riscontrati dal 2009 al 2015.

Quanto sopra rende ragione della grande attenzione e del costante impegno che ANLAIDS ha avuto fin dalla sua costituzione nei confronti della prevenzione e dell’informazione soprattutto verso i giovani.

Il Progetto Prevenzione e Giovani (Progetto Nazionale Scuola) è ormai una realtà consolidata con metodologie condivise che vengono attuate nelle sedi ANLAIDS che partecipano al Progetto.

“L’emersione del sommerso è il nostro obiettivo primario – afferma il dottor Gianni Gattuso, presidente del Convegno Nazionale ANLAIDS – Per questo è quantomai meritoria l’opera dei volontari dell’associazione, protagonista di tante campagne di informazione e sensibilizzazione. Il trend delle infezioni è attualmente stabile, ma ciò non vuol dire che il virus sia stato debellato. Sta cambiando la popolazione e abbiamo riscontrato nuovi casi soprattutto tra pazienti stranieri donne. Il 20% delle persone che hanno contratto il virus non sanno di avere un’infezione in corso. Spesso lo scoprono per caso facendo altri esami. L’importante è quindi far emergere il contagio, perché chi entra in terapia poi non è più contagioso”.

Da destra nella foto: Salvatore Casari,direttore della struttura complessa malattie infettive ASST Mantova; Gianni Gattuso, presidente del convegno nazionale ANLAIDS onlus; Mauro Longhi, presidente ANLAIDS Mantova

Da destra nella foto: Salvatore Casari,direttore della struttura complessa malattie infettive ASST Mantova; Gianni Gattuso, presidente del convegno nazionale ANLAIDS onlus; Mauro Longhi, presidente ANLAIDS Mantova

“La trasmissione del virus è al 90% sessuale e avviene sia per via eterosessuale sia per via omosessuale – sottolinea Salvatore Casari, direttore della struttura complessa di malattie infettive della ASST di Mantova – La medicina in questi ultimi trent’anni ha fatto passi da gigante, se pensiamo a quello che di tragico accadeva negli Anni Ottanta. La svolta c’è stata nella seconda metà degli Anni Novanta con la scoperta di farmaci inibitori delle proteasi, che vanno a colpire l’enzima che provoca la malattia. Oggi le aspettative di vita di una persona sieropositiva sono pressoché pari quelle di una non infetta. In sostanza, abbiamo una cronicizzazione dell’infezione che viene combattuta con l’assunzione quotidiana di farmaci inibitori e antiretrovirali”.

I volontari dell'ANLAIDS mantova che ha organizzato il XXX convegno nazionale e una mostra rievocativa. In primo piano il presidente Longhi e il dottor Paolo Costa, membro della segreteria scientifica del convegno

I volontari dell’ANLAIDS Mantova che ha organizzato il XXX convegno nazionale e una mostra rievocativa a Palazzo San Sebastiano, visitabile fino al 15 dicembre. In primo piano il presidente Longhi e il dottor Paolo Costa, membro della segreteria scientifica del convegno

“Ormai si sente sempre più spesso dire ‘tanto di AIDS non si muore più’. Soprattutto i ragazzi non ci badano. Vivono la loro vita sessuale del tutto spensierati rispetto ai loro coetanei di venti-trent’anni fa. – ricorda Mauro Longhi, presidente dell’ANLAIDS Mantova che ha organizzato il convegno nazionale 2017 – Bisogna parlare di prevenzione sempre! Non solo il 1° dicembre in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS. I giovani vanno coinvolti attraverso le scuole ed è quello che stiamo facendo ormai da tempo. Un altro aspetto riguarda la scoperta di nuovi casi e la gestione psicologica dei malati, ai quali raccontarsi allevia il proprio stato emotivo. E anche questo è uno dei compiti dei nostri volontari”.

Insomma, tutti insieme per arrivare a battere il virus al 90% entro il 2020, perché l’AIDS non fa più paura ma c’è e colpisce ancora.

Carlo Gaeta  

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