L’acqua, origine della vita, del nostro benessere. Siamo certi anche di averne a sufficienza anche nella verde Brianza? Quanta ne sprechiamo?
Solo qualche mese fa, complice un inverno incredibilmente asciutto e prima ancora un’estate caldissima, i sindaci di alcuni Comuni del Lario avevano raccomandato di evitare ogni tipo di spreco. I laghi apparivano più bassi di quasi un metro rispetto ai consueti livelli medi. In questi giorni, grazie alle piogge, divenute anche dalle nostre parti monsoniche, segno degli evidenti cambiamenti climatici in atto, la situazione appare diversa, con fiumi ingrossati e laghi ad un livello più alto. Possiamo stare tranquilli, se è vero che già si annunciano settimane roventi forse già a partire da giugno?
Il problema acqua tocca tutti noi, così lunedì 16 maggio la redazione di BrianzaPiù è stata invitata a prendere parte, dando il suo piccolo contributo divulgativo, ad un significativo evento che si è svolto nell’ampio giardino della RSA Mater Misericordiae di Monza di via Messa a Monza dove 130 alunni di sei classi della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo Raiberti di Monza, capitanati dal dirigente scolastico Sabastiano Graziano e dalle insegnanti, hanno partecipato ad un “campus” di sensibilizzazione sull’utilizzo dell’acqua che si è svolto nell’ambito del progetto Aquapath, finanziato dalla Comunità Europea sull’asse Erasmus.
Il Comune di Monza, che ha stampato un utile “passaporto” guida per i ragazzi, è l’unico partner italiano di questo bel progetto che vede la partecipazione di rappresentanze di Francia, Germania, Olanda, Portogallo e Spagna. Un contributo attivo è stato dato anche dal Creda Onlus di Monza.
Di che cosa si tratta? Cerchiamo di spiegarlo in modo semplice e speriamo chiaro per tutti.
“Non dobbiamo mai dimenticare che l’acqua è essenziale nella vita di tutti noi – dice Benedetta Teruzzi del settore educazione del Comune di Monza, colei che ha ideato a realizzato la guida prodotta anche in inglese a beneficio di tutti gli studenti europei – Dobbiamo portare i nostri figli a ragionare fin da piccoli sull’utilizzo di questo bene prezioso, per evitare che venga usato in modo sbagliato. Il progetto Aquapath, al quale Monza ha aderito, vuole sensibizzare i cittadini europei ad un consumo idrico sostenibile e per farlo partiamo dalla base, ponendoci alcune semplici domande, e coinvolgendo i bambini che sono il nostro futuro su questo pianeta”. Che già da un pò da segni evidenti di scompenso, aggiungiamo noi.
Il tutto parte dalla conoscenza della cosiddetta impronta idrica, ovvero di quanta acqua dolce serve per il nostro consumo diretto e per la produzione di beni, alimenti, trasporti e di ogni cosa di cui abbiamo bisogno nella nostra quotidianità. Ognuno, insomma, ha una sua “impronta idrica”, sulla base di ciò che mangia, di come si lava, di cosa indossa, ecc. La water footprint, ratificata da un brevetto internazionale olandese, può essere facilmente calcolata entrando nel sito www.aquapath-project.eu e andando sulla finestra http://aquapath-project.eu/footprint/?lang=it
Facciamo alcuni chiari esempi, sulla base di quanto portato a conoscenza nell’incontro formativo svoltosi presso la casa di riposo gestita dalla congregazione delle Suore Misericordine, che già nel recente passato aveva ospitato i bambini della Raiberti per alcuni laboratori dedicati all’orto e ai lavori su telai.
Per una sola tazza di the si “usano” 30 litri d’acqua, per una tazza di caffè 140 litri, 1 mela vale 70 litri, 1 bicchiere di succo di mela 190 litri, 1 litro di acqua del rubinetto è esattamente 1 litro mentre 1 litro d’acqua in bottiglia “consuma” 5 litri, 1 arancia intera 50 litri e 1 bicchiere di succo d’arancia 170 litri. Mezzo litro di Coca in bottiglia di plastica Pet incide sull’impronta idrica per ben 36 litri d’acqua, una pizza margherita per 1150 litri. Per “spaventarvi” definitivamente, aggiungiamo che una bella Fiorentina di 1 kg di carne pesa sulla famigerata impronta idrica per circa 15mila litri d’acqua, mentre un hamburger da 150 gr va intorno ai 2400 litri. Il tutto calcolato in base ad una serie di parametri oggettivi che riguardano il consumo del territorio, le coltivazioni, l’acqua utilizzata, la produzione, ecc; insomma, per tutta la filiera dedicata.
Certo è che non possiamo non alimentarci, non lavarci o vestirci. Quindi non ci rimane altro che ottimizzare i tanti sprechi dei quali siamo più o meno consciamente colpevoli: ad esempio, chiudere il rubinetto quando ci insaponiamo o laviamo i denti, prediligere la doccia al bagno, usare i riduttori di flusso dell’acqua ai rubinetti di casa, mangiare cibi con una bassa impronta idrica, privilegiando magari una succosa mela ad un bicchiere di succo di mele. E qui entra in gioco la nostra cultura, i nostri modelli educativi, le nostre convinzioni, i piccoli vizi quotidiani, modi di fare, molto spesso errati.
Per comprendere meglio tutto questo i ragazzi protagonisti degli incontri didattici sono stati invitati a portare a termine alcune simulazioni e a dare ai genitori qualche utile consiglio come quello di usare lavastoviglie e lavatrice solo quando sono piene.
E quando si parla di acqua non si può dimenticare chi invece combatte tutti i giorni per averne magari soltanto poche gocce. I bambini hanno potuto incontrare Suor Delia, missionaria nel sud del Togo, paese del continente africano dove la siccità, in particolare nel nord, è quotidiana.
Morale della bella giornata, allietata da un bel sole primaverile: tutti noi possiamo contribuire in modo significativo a ridurre il consumo d’acqua, ottimizzando le nostre scelte quotidiane e riducendo il peso della nostra impronta idrica. E non pensiamo di avere acqua da sprecare solo perché viviamo in Brianza e siamo circondati dai laghi.
Fotoservizio di Carlo Gaeta