Nell’agenda di Assolombarda Confidustria Milano Monza e Brianza figurano due appuntamenti quantomai importanti: il 12 aprile prossimo a Milano il consiglio generale è chiamato a designare il successore di Gianfelice Rocca mentre il 4 maggio l’Assemblea del Presidio territoriale di Monza e Brianza rinnoverà la composizione del Comitato eleggendo i 35 nuovi componenti e la guida del presidio locale. Nel frattempo l’11 maggio nella sede di via Pantano a Milano sarà designata la squadra di presidenza che verrà definitivamente ratificata nell’assemblea generale del 12 giugno.
Per la poltrona della prima associazione territoriale di Confindustria, con 5800 imprese iscritte, la corsa è fra i due attuali Vice Presidenti Carlo Bononi e Andrea Dell’Orto. Se vogliamo, si tratta di un’insolita sfida fra Milano e Monza, tra la capitale economica del Paese e la Brianza, un tempo ricca e tra i motori economici d’Italia; una partita che pare proprio essere di quelle complicate e per certi versi non affatto scontata.
Carlo Bonomi, 50 anni, è alla guida di Synopo spa, azienda italiana di San Giuliano Milanese che opera nel settore delle apparecchiature elettromedicali, dei servizi di assistenza e accessori per aziende ospedaliere, istituti di cura privati, istituti a carattere scientifico e studi medici. Bonomi in Assolombarda è vicepresidente con delega al Credito e Finanza, Fisco, Organizzazione e Sviluppo al Credito e in Confindustria è presidente del gruppo tecnico per il Fisco. Dal 1995 ad oggi Carlo Bonomi ha ricoperto con successo numerosi incarichi professionali di prestigio. È attualmente membro del Consiglio Generale di Confindustria, del Consiglio Generale di Assolombarda, del comitato esecutivo di Fondazione Fiera Milano ed è Consigliere di Amministrazione di Springrowth Sgr.
Andrea Dell’Orto, 48 anni, brianzolo, vicepresidente esecutivo dell’omonima azienda di famiglia che produce carburatori e sistemi di iniezione, è oggi vice presidente di diritto di Assolombarda, dopo la fusione tra Milano e Monza, in quanto attuale presidente del presidio brianteo. In Confindustria Milano Monza e Brianza ha la delega allo sviluppo Manifatturiero, Medie Imprese, Industria 4.0. Dell’Orto, appassionato di sport, gestisce la divisione motorsports e si occupa direttamente del business development e delle strategie commerciali e marketing aziendali. È Vice Presidente Esecutivo di Dell’Orto Spa e Chairman di Dell’Orto India Pvt. Ltd.
Il grande cruccio di Dell’Orto manager, da appassionato di motori, rimane sicuramente l’Autodromo Nazionale di Monza alla cui guida è stato per meno di un paio d’anni, dal 2014 al 2016, come presidente della SIAS, la società di emanazione dell’Automobile Club Milano, che dal 1922 gestisce l’impianto motoristico. Un’avventura nella quale si è incartato fra incertezze gestionali e consulenze dispendiose non risolutive tali da mettere persino a repentaglio il futuro della pista e lo svolgimento del Gran Premio d’Italia di F1. Con l’Autodromo nella bufera per la precedente gestione, presentato come il “salvatore della patria monzese”, Dell’Orto ha finito per perdersi nei conti del lascito di un bilancio in evidente “rosso”, con scelte non proprio vincenti che non hanno ridotto le perdite e anzi hanno finito addirittura per estrometterlo dalla delicata trattativa per il rinnovo del contratto del GP con la FOM dell’ex patron della F1 Bernie Ecclestone, che per avere garanzie ha preferito trattare direttamente con il presidente di ACI Italia, Angelo Sticchi Damiani. Per Dell’Orto, costretto ad abbandonare il campo insieme alla sua squadra, quella dell’Autodromo non è una medaglia al merito da mostrare impettito con orgoglio.
Milano e la Brianza in ambito confindustriale si confrontano adesso per la poltrona più importante e ambita. Una “cadrega” di gran peso. Tra i due candidati c’è sicuramente l’aplomb di circostanza, ma sotto sotto arde la gran voglia di prevalere in una contesa, dai significati anche territoriali, del tutto nuova. Il peso complessivo delle imprese milanesi è certamente molto più grande, ma la Brianza vanterebbe un conto in sospeso.
A Milano i sostenitori di Carlo Bonomi, che paiono essere in maggioranza fra i 171 delegati al consiglio generale, rimarcano come un Presidente di Assolombarda debba possedere un certificato pedigree meneghino e una conclamata attitudine al management. In Brianza, si fa leva sul fatto che Andrea Dell’Orto è di estrazione più “industriale” del rivale milanese, anche se non mancano riferimenti meno nobili ad una sorta di “cambiale” da passare all’incasso; una chiusura di conti da esigere a Milano dopo la consegna della più vecchia territoriale italiana, ridotta dal 2015 a presidio territoriale, senza più quella autorevole rappresentanza del Made in Brianza che tanto cara era ai vecchi e blasonati industriali locali, capaci di portare il nome della loro terra nel mondo. Molti imprenditori brianzoli ancora mugugnano per quella che considerano una “svendita” a Milano, che di fatto ha disperso l’identità delle aziende brianzole nel mare magnum metropolitano, dove ben altre priorità vengono considerate rispetto a quelle della futura area vasta briantea. La storica Associazione degli Industriali di Monza non aveva documentate ragioni economiche e di effettivo risparmio per confluire in Assolombarda, ne tanto meno era obbligata a farlo dalla riforma in atto, per i numeri e la consistenza che ha sempre avuto. Quindi perché portare a termine questa operazione allo sfascio?
Viste dalla Brianza, le elezioni per il rinnovo della carica di Presidente di Assolombarda mettono definitivamente in mostra quello che è stato il vero “gioco di Risiko” praticato da Dell’Orto, che, approfittando certamente anche dei silenzi assensi di chi ha preferito non esporsi in prima persona per contrastare la discutibile scelta, è riuscito a far digerire ai brianzoli la fusione per poi andare a chiedere pegno ai milanesi.
Dell’Orto presenterebbe così il “conto” a Milano, come dire “Vi ho portato in dote la Brianza Bella e adesso datemi la “cadrega” che mi spetta”. Se questo era il “giochino”, tutto dalla Brianza appare oggi più chiaro. Ma ciò garberà ai vecchi imprenditori milanesi, a personaggi di rilievo come Marco Tronchetti Provera, Sergio Dompè e compagnia? Saranno disposti a cedere la poltrona più importante ad un intraprendete giovanotto venuto da una terra di confine? Potranno lasciare nelle mani di un rampante ragazzotto sceso dai colli briantei le numerose partite nazionali in essere, non ultima quella dell’editoriale del Sole 24 ore per il quale si prospetta un necessario aumento di capitale per almeno 100 milioni di euro?
Assolombarda inoltre conterà molto nel rinnovo di Camera di Commercio, a proposito della quale Monza anche qui ha calato le brache, fondendosi con Milano e Lodi in vista della nuova Camera Metropolitana. Altro gioco di poltrone che a tanti imprenditori brianzoli non è del tutto piaciuto, perchè ancora una volta manovrato da personaggi animati da prioritari interessi di poltrona e non da convincenti politiche territoriali.
Da Milano a Monza rimbalzano tante domande.
Dell’Orto ha l’esperienza necessaria per governare la più grande associazione confindustriale italiana? Per puro campanilismo, un brianzolo al comando ci piacerebbe, ma guardando la sua candidatura con occhi milanesi qualche dubbio potrebbe farsi largo, se non altro riportandosi alla citata vicenda Autodromo nella quale il vertice imprenditoriale brianzolo (se vogliamo prima con Carlo Edoardo Valli e poi con Dell’Orto) non hanno dato i risultati auspicati, per una serie di ragioni diverse, ma pur sempre evidentemente non positive ai fini dei bilanci attesi, tanto che oggi l’impianto motoristico, per evitare il fallimento, è di fatto passato di mano, finendo al 75% in quelle romane di ACI Italia.
Per finire, è indubbiamente interessante anche la partita che si svolgerà ai primi di maggio al presidio MB. In caso di sconfitta a Milano che ne sarà delle grandi velleità di Dell’Orto? Sarà ancora riconosciuto autorevole rappresentante della Brianza in un eventuale ruolo di secondo piano in via Pantano? E ancora: dovesse prevalere a Milano, Bonomi potrà mai convivere con al fianco Dell’Orto, suo odierno antagonista per la massima poltrona di Assolombarda, della quale rimarrà vice presidente di diritto se riconfermato a Monza?
Un quadretto mica male, che ne dite? In tutto questo la nostra Brianza? Qualcuno potrebbe facilmente rispondere “perchè con Dell’Orto la Brianza dov’è finita?”. Difficile dargli torto. Dal 2015 ad oggi non ci pare abbia avuto particolari impennate e d’altro canto come presidio lo spazio di autonomia si è ridotto.
Bonomi, persona preparata e d’esperienza, non solo confindustriale, è certamente consapevole che il vecchio motore economico brianteo non va sottovalutato o svilito, anzi va rivalutato per le sue peculiarità di sistema, per i suoi riconosciuti valori e per le sue sempre vive potenzialità. Dell’Orto dovrà tirar fuori tutto il suo bagaglio e dimostrare di avere tutte le carte in regola per governare qualcosa di ben più grande delle sue stesse aspirazioni.
La Brianza, dunque, guarda a Milano nel remake di “Una poltrona per due”. Tenuto conto di quello che è accaduto in questi ultimi anni, però è forse più facile che un milanese punti occhi attenti sulla Brianza che un brianzolo sia davvero profeta in patria, non pensando a Milano come sede d’esercizio di un potere più ampio per soddisfare ego e pur motivate ambizioni personali.
Carlo Gaeta